Nel 2017 Jimmie Durham tenne presso il Migros Museum für Gegenwartskunst di Zurigo una
mostra personale, dal titolo “God’s Children, God’s Poems”. Per l’occasione presentò un gruppo di quattordici grandi sculture, realizzate con i crani dei più grandi mammiferi europei, oggetto di
sopraffazioni sistematiche dovute alla caccia o all’azione di allevamenti intensivi. Molte di queste
attività si concentrano proprio in Europa, un gran numero in Svizzera, lo stato in cui non a caso
Durham decide di inscenare il suo moderno consesso zoologico, invitando lo spettatore a riflettere
sui meccanismi di dominio che l’essere umano occidentale ha applicato nei confronti dell’alterità
animale. Brown bear, ad esempio, riproduce il corpo di un orso bruno, uno tra i più grandi carnivori
terrestri, protagonista di molti dei nostri miti e leggende. Ma poiché gli umani si rivolgono a esso
come una potenziale minaccia, è stato progressivamente decimato e definitivamente estirpato in
numerosi habitat d’appartenenza. La vigorosità e la maestosità associate all’animale vengono
dunque ridotte al midollo dall’operazione scultorea dell’artista. Dalla parte sottostante del teschio
fuoriesce un drappo di lacci, rosi che richiama visivamente lo sgorgare del sangue, come se il
mammifero fosse stato mortalmente ferito, trafitto da un’arma umana.